Perché la Libia rimane il baricentro dell’instabilità del mediterraneo nord africano?
Delle rivolte libiche restano solo rovine. Un Paese controllato da un complesso mosaico di milizie, diviso tra almeno due fazioni: il Governo di Tripoli (Gna), con a capo Fayez al-Sarraj, e le milizie del generale Khalifa Haftar, riunite nell’Esercito nazionale libico (Lna). Il 4 aprile del 2019 le due parti hanno dato il via a una guerra che si è parzialmente conclusa solo nel settembre di quest’anno, causando centinaia di morti. L’ultima delusione su un possibile processo di stabilizzazione in Libia è giunto dal fallimento dei colloqui di Tunisi partiti lo scorso 9 novembre. L’obiettivo era quello di iniziare i lavori per un nuovo processo politico che si è, però, arenato sull’accordo sui nomi dei candidati, in particolare per colui che dovrà ricoprire la carica di primo ministro del Gna, evidenziando tutte le spaccature presenti all’interno del Paese. In aggiunta a questo, la presenza di attori esterni (come Russia e Turchia) che hanno basi in territorio libico costituisce un’ulteriore minaccia alla pace. Fintanto che permarrà la presenza di attori esterni sul terreno non si riuscirà a trovare una soluzione per la stabilizzazione della Libia.
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